Sabato, 30 Aprile 2022 06:34

Perché  sono un giusnaturalista classico In evidenza

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Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 30 aprile 2022 - L'età moderna, a partire dal pensiero di Cartesio (1596-1650) con l'affermarsi del primato del soggetto sull'oggetto e con il venir meno della identità tra pensiero ed essere, tra pensiero e realtà, porta sempre più ad ignorare il diritto naturale classico.

Riprendere, per utilizzare le parole di Johannes Messner (1891-1984) nella sua monumentale opera scritta in lingua tedesca «Das Naturrecht. Handbuch der Gesellschaftsethik, Staatsethik und Wirtschaftsethik», «la linea di sviluppo del giusnaturalismo tradizionale presenta lo straordinario vantaggio dato dal fatto che questo è fondato sugli sforzi ininterrotti dello spirito umano per un periodo di oltre duemila anni» e, dunque, è in grado di rispondere a quelle domande fondamentali dell'uomo che Kant poneva: «Che cosa possiamo sapere? Che cosa dobbiamo fare?, Che cosa ci è lecito sperare?» alle quali la filosofia contemporanea non è in grado di dare soluzioni.

Il positivismo giuridico ci offre una concezione della realtà riduttiva, intesa cioè in senso meccanicistico e riducibile ad una dimensione meramente dimostrabile.

Laddove, invece, il pensiero nichilista ha negato l'esistenza stessa di una natura delle cose nel senso filosofico del termine, è caduto in contraddizione, dovendo ammettere l'indifferentismo di ogni ente rispetto a ciò che ontologicamente lo rende quello che è.

Eppure, nessuno è in grado, nonostante questa premessa, di realizzare e conseguire fini diversi dalla natura sua propria (Poppi).

Il diritto naturale esiste. Sta a noi scoprirne la sua perenne attualità.

 

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Daniele Trabucco (Costituzionalista)